La Giornata mondiale della produttività è caduta il 20 giugno di questa settimana. Ci siamo presi un momento per parlarne con Emiliano Leonardi, che dirige uno dei reparti più produttivi di CEPI: Automazione Elettrica ed Elettronica, responsabile fra le altre cose dello sviluppo dei pannelli operatori che controllano la produzione nei nostri impianti. Emiliano ci ha regalato molti spunti preziosi su come incentivare la produttività, sia individualmente che come squadra. Gli strumenti sono fondamentali, ma lo è anche la cultura dell’ufficio.
Secondo Emiliano, lo smart working è protagonista in questo senso. “Cerchiamo sempre di far sviluppare a un unico programmatore il progetto nella sua interezza. Lavoriamo in collaborazione, ma l’avviamento e la stesura del programma qualificato e specializzato per il cliente fa capo a una persona sola, che segue anche il cliente per i primi mesi, sempre molto cruciali.” È qui che lo smart working gioca un ruolo fondamentale, perché bilancia il carico di lavoro del team con la necessità di coprire diversi fusi orari, dove si è impegnati a fornire supporto a 360° inclusa tutta l’assistenza post-vendita.
“I programmatori non seguono sempre i soliti orari d’ufficio, ma si adattano alle esigenze del cliente e alla sua area geografica. Ad esempio: se qualcuno sta seguendo il Canada lavorerà dalle 14 alle 22, mentre se l’impianto è nel Sud-Est Asiatico lavorerà molto presto la mattina”.
Programmatori al lavoro nel loro open space
“Abbiamo fatto questa scelta molto prima del COVID e ha dato i suoi frutti”, ci ricorda Emiliano. Il volume di impianti prodotti e automatizzati ogni anno è aumentato radicalmente a partire dai primi anni ’10, e l’avviamento in modalità remota è diventato sempre più frequente. Questo per evitare trasferte frequenti che sarebbero complesse per il programmatore, e per ottimizzare le fasi di avviamento e post-vendita. “Questo metodo lavorativo permette alla stessa persona di seguire due o tre impianti contemporaneamente. Dieci anni dopo posso dire che è stata una scelta vincente”.
Anche perché avere in carico l’intero impianto crea un forte senso di responsabilità nei membri dell’ufficio. “Un ambiente collaborativo è fondamentale, ma lo è anche la crescita personale”, afferma Emiliano.
E come viene promossa la collaborazione? Il primo passo è usare lo stesso linguaggio e gli stessi strumenti. “Cerchiamo di lavorare tutti nella stessa maniera, con gli stessi strumenti software, le stesse funzioni e la stessa metodologia. L’uniformità riduce molto lo stress. Prendere in mano un software sviluppato da un’altra persona è sempre fonte di preoccupazione, ma se sai cosa aspettarti e dove dovrai intervenire ti senti più sereno, e tutti sono disposti a prendere in mano un progetto iniziato da qualcun altro.”
Questo quando succede? “Ci sono molte espansioni e adattamenti nel corso degli anni. È possibile che un impianto inizi con una linea e poi l’azienda cresca in risposta ai cambiamenti del mercato”.
Programmazione del sinottico d’impianto di un pannello operatore su PLC
Secondo Emiliano, “Gli impianti germogliano come le piante”. Un’immagine che a noi piace subito tantissimo. “La produzione dei nostri clienti è legata al mercato e le richieste del mercato possono cambiare. Emergono nuovi prodotti, che richiedono nuove linee, che richiedono nuovi pannelli operatore e nuova automazione. L’industria alimentare è sempre in movimento e noi ci muoviamo insieme a lei. E se un programmatore deve intervenire per sviluppare l’automazione di una linea in aggiunta a linee gestite da altri, il linguaggio e la metodologia condivisi nel nostro ufficio rendono il lavoro molto più semplice. Garantiscono anche forte continuità a chi utilizzerà i panelli”.
Insomma: stesso programma, persone diverse, ma il cliente non se ne accorge.
E la cultura del dipartimento?
“Cerco di essere generoso, sperando di ricevere in cambio lo stesso atteggiamento. Questo tipo di lavoro può essere molto competitivo, è il fattore alla radice della maggior parte dei conflitti. Quindi cerco di incoraggiare invece la condivisione, iniziando dalle informazioni. In questo modo, mi sono accorto negli anni che l’ambiente in ufficio è sereno, e che il lavoro è visto come la condivisione di una passione. Le persone si investono sia nei progetti che sviluppano sia nelle amicizie che sono nate in ufficio, facendo il cosiddetto “team bonding” nel modo più ideale, cioè un modo spontaneo.
Intervistato da Stefania Montalti (Communications Manager) e Giulia Raggi (Marketing Manager)
22 Giugno 2023